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Un racconto da Padre Rick da Haiti: Nicholas, Valerie e 40 banditi. Il terrorismo della vita e come affrontarlo, insieme.

Cari amici,

negli ultimi anni, con il riscaldamento globale, siamo passati attraverso drastici cambiamenti delle condizioni meteorologiche in tutto il mondo e ne abbiamo visti i conseguenti effetti distruttivi. Le cause di questo disastro spaziano dalle emissioni di gas di carbonio, all'affermazione, da parte degli Inuit nella loro patria artica, che nel Nord del mondo il sole non sorge più dove lo ha sempre fatto, ma che l'asse della terra si è spostato di più in direzione del sole. Senza un collegamento diretto, ma comunque con dinamiche simili, abbiamo visto anche il surriscaldamento della rabbia e dell’odio tra gli uomini e azioni di produzione di terrore, un comportamento umano già troppo frequente e distruttivo, che oggi è diventato comune e diffuso in maniera sconvolgente.

Dai giornali vediamo che molti di questi attacchi terroristici sono grossolani e isolati. Sembra, fatta eccezione per gli attacchi ben pianificati da parte di vasti gruppi estremisti, che si tratti di casi di cittadini isolati che sono diventati criminali, influenzati dall’odio diffuso dai social media, e che agiscono replicando atti di violenza già attuati cui è stata data ampia risonanza. Da questo tipo di attacchi non ci si può proteggere. Negli Stati Uniti e in Europa convivere con il terrorismo è la nuova normalità (come è tristemente ormai da tempo la norma in Medio Oriente e in numerose altre zone di conflitto nel nostro mondo). La sofferenza umana causata da atti di terrorismo moltiplica le nostre paure e i nostri dubbi, che possono diventare come un veleno dentro di noi, che può renderci cinici, timorosi, sulla difensiva — e farci vivere con un dubbio divorante sul valore della vita e su cosa il futuro riserva ai nostri figli. Ad Haiti, durante la scorsa settimana, abbiamo avuto anche noi le nostre tragedie.

 

Non si tratta di atti di terrorismo, a meno che non si consideri la vita stessa come, a volte, il più terribile dei terroristi: dal momento che stronca vite umane a causa di povertà, malattie devastanti, uragani, terremoti e tsunami che rubano vita e arti nel tempo di un battito di ciglia.

Lunedì, un bambino di nove anni, che viveva accanto alla nostra Casa N.P.H. di Kenscoff, si è impiccato con la catena di una bicicletta. Il suo nome era Nicholas. Ha lasciato un breve messaggio: "non c'è nulla nella vita per me"; Una bicicletta, che dovrebbe essere un giocattolo, è diventata uno strumento di morte. Immaginare come Nicholas, nella sua prima infanzia, si sia potuto sentire così solo e abbandonato, fa riflettere. Vivere una vita vuota, senza significato e sentendosi molto soli, porta alla violenza. Anche se, come in questo caso, la violenza sembra un atto personale e silenzioso, le persone in vita ne sono devastate.

 

Jocelyn, che lavora con noi, è una delle tante vittime del terremoto che hanno perso un braccio o una gamba. Jocelyn ci aiuta con l’allevamento di pesci Tilapia. Lui è il guardiano notturno. Il suo compito è quello di lanciare pietre contro gli uccelli predatori notturni e di assicurarsi che non si verifichi un blackout che provocherebbe il blocco degli ossigenatori delle vasche, che causerebbe la morte per soffocamento di 56.000 pesci. Martedì sera, Jocelyn è venuto a trovarmi all’inizio del suo turno, per dirmi che la sua protesi della gamba stava marcendo da dentro e sempre più verso l'esterno. Produceva mucchi di polvere nera rilasciati ogni volta che si toglieva la scarpa. La protesi ha 6 anni, quelli passati dal giorno del terremoto. Jocelyn si è tolto la scarpa per farmi vedere, e la polvere nera e ammuffita si è ammucchiata sul pavimento. Era imbarazzato per aver sporcato il pavimento e temeva che presto non sarebbe più stato in grado di lavorare, poiché non avrebbe più potuto camminare. Ha davvero paura di perdere il suo lavoro e l’indipendenza e la vita sociale che questo gli permette di avere. Avrebbe bisogno di $ 200 per una nuova gamba — una quantità esorbitante di denaro per lui, e molti soldi anche per noi dato che cerchiamo di aiutare molte persone gravemente malate poiché gli ospedali pubblici ad Haiti sono in sciopero da nove settimane. Naturalmente abbiamo già sostituito la gamba di Jocelyn, ma la metafora è evidente. Sembra che il mondo stia marcendo da dentro e che questo marcio stia affiorando sempre più. Sembra che il frutto della vita moderna sia un mucchio di polvere di disintegrazione, visibile in grande quantità ogni volta che guardiamo oltre la scenografia, come quando Jocelyn si è tolto la scarpa. Abbiamo almeno una gamba che ci regga, mentre cerchiamo di recuperare il meglio di ciò che è la vita umana?

 

Giovedì, è arrivato Kerline, che lavora nella nostra Baby House St Anne, a dirmi che Valerie è morta e di pianificare il funerale.

Valerie Frechette.

Il fatto che lei abbia il mio nome significa che era stata abbandonata – e abbandonata troppo piccola per essere in grado di pronunciare il proprio nome (ai bambini abbandonati viene dato spesso il mio cognome). Nel caso di Valerie, lei era una neonata minuta con gravi disabilità, abbandonata nei cespugli di rovi vicino all’Ospedale Saint Damien, quasi due anni fa.

È stata lasciata tra i rovi, nel caldo soffocante, una preda per le formiche rosse. Una neonata disabile, una figlia di Dio che, come un altro più famoso figlio di Dio, è stato coronata di spine e conosce la sofferenza. È stata portata a noi e curata con amore nella nostra Baby House. Respirare era una lotta per Valerie. Essere nutrita era una lotta, quanto respirare. Valerie ha lottato per fare entrambe le cose, e ha spezzato i cuori di tutti quelli che si prendevano cura di lei quando non è riuscita più a farlo, due giorni fa.

Valerie ha combattuto per vivere, e coloro che l’amavano l’hanno incoraggiata e aiutata a combattere. Valerie traboccava di ciò che a Nicolas mancava anche se inconsapevolmente: la voglia di vivere, accesa dal calore e dalla luce dell'amore, A DISPETTO DI TUTTE LE DIFFICOLTÁ, SOFFERENZE E LIMITAZIONI.

 

Ieri ho sentito alla radio haitiana che quaranta prigionieri che sono morti nelle scorse settimane non sono ancora stati sepolti. Il sistema politico è ancora paralizzato a causa delle elezioni fraudolente. Ad occupare la sedia presidenziale è il presidente il cui mandato è scaduto e quindi la sua autorità non è costituzionalmente valida, il che significa che non c'è nessuno che si occupi di trovare una soluzione per gli scioperi negli ospedali o di organizzare la sepoltura dei criminali morti. Quando ero un giovane prete e avevo un cuore aperto per tutti gli emarginati, compresi i prigionieri, il messaggio della radio avrebbe potuto suscitare in me compassione. Avendo vissuto per molti anni il dolore di rapimenti, assassini e morti brutali – in particolare avendo perso sei collaboratori stretti e amici per mano di criminali negli ultimi anni, il mio stomaco si è rivoltato mentre ascoltavo la radio, e non mi ha commosso minimamente che fossero rimasti non sepolti. Più tardi nel pomeriggio di ieri, abbiamo ricevuto una chiamata dall’obitorio della città, che ci chiedeva di seppellire i quaranta prigionieri.

Ho detto subito: abbiamo finito i sacchi per i cadaveri; (il che era vero), e ho aggiunto: non abbiamo più bare; (anche questo vero – dal momento che avevamo appena fatto seppellire molti defunti all'inizio di questa settimana). Qualcosa non mi faceva sentire a posto con me stesso, finché tenevo le distanze da questa cosa che mi era stata chiesta di fare. Sapevo che avrei potuto ottenere rapidamente almeno 150 sacchi per i cadaveri sulla parola da Miami, e che avevo abbastanza miglia “frequent flyer” per mandare qualcuno a prenderle il giorno stesso. Quindi mi sono arreso. Appena ho detto: possiamo seppellirli questo martedì, mi sono sentito in pace con me stesso. è una lezione in tutte queste cose che stiamo vivendo.

 

Se non possiamo completamente prevenire il terrorismo, sofisticato o grossolano che sia; se non possiamo affatto prevenire il terrore che la vita stessa ci infligge; dobbiamo definirci attraverso ciò che ha più significato per noi, come persone e figli di Dio, preziosi per Lui e gli uni per gli altri, e non retrocedere mai spinti dalla paura. Non arrendersi all’ansia, al cinismo e alla paura, non abbandonare i nostri valori più profondi. Ogni dolore, ogni sofferenza, ogni difficoltà dovrebbe aumentare la nostra determinazione ad abbracciare con forza i valori che Dio ha dato alla nostra famiglia umana. Che la terra si sia o meno inclinata maggiormente verso il sole, voi ed io non possiamo permettere a noi stessi di allontanarci da ciò che è più buono, nobile e meraviglioso dell’umanità.

Non possiamo permetterci di lasciare che noi o le persone che ci circondano, come Nicholas, sfiorisca nella morte per mancanza di significato, mancanza di amore, mancanza di gioia, mancanza di speranza.

E io non posso concedermi il lusso, (non importa quanto sia comprensibile la mia riluttanza), specialmente in quanto prete, di rifiutarmi di seppellire i morti e non raccomandarli alla misericordia di Dio.

Canale - 19-07-2016 - Segnala a un amico


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