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Campus Haiti, i racconti del secondo gruppo al lavoro per Padre Rick!

 

Luglio 2015: i racconti di Giulia e Silvia, tutor del secondo gruppo in Haiti per i campus estivi 2015.

 

Leggi sotto le testimonianze dei volontari direttamente da Haiti, GUARDA QUI TUTTE LE FOTO DEL CAMPUS

 

"Il gruppo è bellissimo, il meglio di loro lo hanno dato a lavorare per Padre Rick, rimettendo a nuovo il padiglione del pronto soccorso dell’Ospedale per famiglie St. Luc, chiuso per lavori da alcune settimane: tutto il giorno a grattare bagni incrostati, pulire soffitti, imbiancare le pareti rovinate.

Non c'è stato un lamento, un "sono stanco".... si sono incoraggiati l'un l'altro ed è stato difficile farli andare via perchè non erano ancora soddisfatti del lavoro!

Quando è venuto Padre Rick a vedere come stavano andando i lavori, era visibilmente grato. Ce l'abbiamo fatta a sorprenderlo, questa cosa ha fatto un gran piacere a tutti!

Siamo andati a Citè Soleil uno degli slums piu poveri e violenti della capitale Port au Prince, dove vivono centinaia di migliaia di persone isolate e senza aiuti e dove Padre Rick e il suo team medico lavorano da anni. Qui ha creato negli anni 4 scuole, una panetteria, centinaia di casette al posto delle baracche, un ospedale per le famiglie, internet center per dare formazione e accesso a corsi online, una finestra sul mondo.

Siamo passati davanti alla cattedrale distrutta nel terremoto del 2010, diventata simbolo della catastrofe. E' stato uno shock per tutti vedere con i propri occhi la miseria in cui vivono tante famiglie, le discariche di immondizia e le latrine cielo aperto, i maiali razzolare insieme ai bambini.

Alla Messa delle sette di Padre Rick, un funerale, i ragazzi hanno aiutato a trasportare le bare...

Ma questa e' Haiti, ed il motivo per cui siamo qui, per aiutare.

Poi Padre Rick ci ha chiamato per un'urgenza: erano arrivati 1000 pulcini per l’allevamento di polli che ha iniziato a Francisville — citta dei mestieri in ottica di autosostenibilità."

 

"Abbiamo visitato la Casa NPH St Helene a Kenscoff, che e' molto grande: le casette per i bambini divisi per età, le Cucine, la clinica medica, la panetteria, il campo giochi, la scuola primaria e secondaria, la casa per i bambini disabili, gli appezzamenti coltivati per autosostentamento, il piccolo cimitero.

Una sera, dopo una pasta cucinata insieme, abbiamo ascoltato le storie e testimonianze di alcuni ragazzi del programma NPH Don Bosco che aiuta con borse di studio i ragazzi piu meritevoli che vogliono continuare a studiare all’Università o nelle scuole professionali. Eravamo cotti dalla giornata intensa ma questo momento e' stato un dono grandissimo che ci ha ridato tantissima energia."

 

L'incontro di Carlotta con il bambino che ha adottato a distanza!

Anche Roseline, coordinatrice dei progetti della Fondazione in Haiti, cresciuta nella Casa NPH di Kenscoff, è rimasta piacevolmente impressionata da questo bellissimo gruppo di volontari:

"I fatti sono molto importanti. Ma se non sai toccare il cuore delle persone non servono a niente" questo è quanto mi disse una volta mio Padre, Padre Wasson. Questo gruppo dal primo giorno in cui è arrivato ha saputo mettere in pratica i valori di NPH di amore incondizionato, lavoro, responsabilità, condivisione, fede e servizio".

 

Diletta, 19 anni

"Quattro manine di bimbi. Due e due, è chiaro. Due scene diverse e due volti perfetti di Haiti secondo me.

Da un lato due manine con i palmi rivolti verso il cielo, due manine che spuntano da sotto un telo rosso e sporco, completamente ricoperto di mosche.

Il cadavere di una bambina — o così l'ho immaginata io: occhi scuri e bei riccioli — su un tavolo di fianco alla morgue.

Dall'altro lato le minuscole manine piene di vita di un minuscolo bimbo nel reparto di terapia intensiva neonatale dell'ospedale St. Damien.

La morgue e il St. Damien, così diversi, quasi appartenenti a mondi paralleli ma alla fine inevitabilmente legati: vita e morte a confronto ma con la stessa dignità, con la stessa fatica, con la stessa forza nel cercare di trasmettere qualcosa di assolutamente superiore al dolore, all'atrocità, alle difficoltà: la speranza.

Vita e morte sono state ciò che ho trovato ad Haiti. E solo qui ho imparato a capire la bellezza e l'ineluttabilità di questo binomio."

 

 

Adele, volontaria della Fondazione anche a Milano

"Tante volte mi sono chiesta quale sia la definizione più esatta del coraggio,  forte del fatto che credo non esista il coraggio se non si conosce la paura.

Sono a Haiti, dove il coraggio è sinonimo di vita, di forza, di urla, di chiasso, di rumori incessanti e di silenzi inesistenti.

Dove il coraggio ti da' l'energia tanto da essere sfrontato,  ti fa sorridere, esplodere di gioia, e contemporaneamente ti fa piangere, disperare e non lascia spazio e tempo per pensare alla paura.

Il coraggio a Haiti ti fa credere che la vita e la morte viaggiano sullo stesso binario, sempre, nella loro complementarietà e che la luce dell'alba, tenue, rosea e pallida, ha la stessa intensità della luce più calda e penetrante del tramonto.

Il coraggio a Haiti è negli occhi dei bambini, nei loro sguardi profondi e luminosi, nei loro sorrisi spesso timidi e a volte irrefrenabili,  nella semplicità della loro purezza.

È quanto proprio gli occhi dei bambini mi hanno trasmesso e mi trasmettono ogni minuto perché, come dice "il Piccolo Principe' bisogna guardare con il cuore, perché l'essenziale è invisibile agli occhi.

Io da un po' sto guardando con il cuore, e mi aspetto che la vista non si annebbi mai, e spero con il cuore di arrivare alla meta....

Ad un bivio scelgo sempre la strada in salita, perché è vero che è la via più faticosa, ma ti porta in alto.......la discesa,  per contro, ti porta in un punto fermo, in basso...."

 

Eleonora

"Ormai è circa due mesi che sono tornata a casa e Haiti mi manca terribilmente; non c'è giorno che passi senza che io pensi ai miei amici e ai miei bambini.

Penso che il cuore dell'esperienza stia proprio nell'aggettivo "miei" perché in sole due settimane di campus è possibile vivere così intensamente da creare dei rapporti che vanno ben oltre alle 12 ore di volo, è possibile entrare a far parte della grande famiglia di N.P.H., è possibile iniziare a comprendere una vita così lontana dalla nostra.

La mia è stata un'esperienza profonda; non mi è mai mancato nulla, nè la mia casa nè la mia famiglia nè le mie abitudini e questo è certamente dovuto al fatto che il vuoto lasciato da queste cose sia stato pienamente colmato dal grande amore che mi circondava e che non lasciava spazio a qualunque tipo di pensiero che non riguardasse ciò che stavo vivendo.

Di conseguenza la cosa più difficile che io abbia dovuto affrontare è stata proprio quella di dire "addio", tornare a casa, riabituarsi alla solita vita che, per quanto mi riguarda, non riesce più ad essere la stessa. I primi giorni a casa ero davvero spaesata, ero solo corpo, come se mi fossi dimenticata l'anima al di là dell'oceano. Mi sono ripresa dopo qualche settimana, ma la nostalgia di Haiti non passa e spero non passi mai perché nonostante sia inevitabilmente accompagnata da un po' di tristezza è la testimonianza di quanto io abbia amato e sia stata amata."

Carlotta, 20 anni

"Haiti mi ha dato tante emozioni varie ed intense. Ho assistito a scene di condizioni di vita poverissime e trascorso momenti molto pesanti, ma ho anche visto posti bellissimi e vissuto tanti momenti felici. Dalla visita a Citè Soleil tra la povertà e la miseria, alla giornata in spiaggia tra il sole caldo e i sorrisi dei bambini. Dalla realtà disumana della Morgue, alla vitalità ed energia che i bimbi nelle case orfanatrofio sanno trasmettere. Queste esperienze così apparentemente contraddittorie, mi hanno aiutato a dare un senso a tutto ciò che vedevo e provavo. Ho imparato che non si può conoscere ed apprezzare veramente la vita senza prima aver vissuto la morte e per quanto sia difficile accettare questa realtà, ad Haiti la morte è più viva che mai. Come mi disse un mio amico del posto, queste esperienze così forti fanno male all'anima, ma è proprio perchè arrivano a toccarti così in profondità che io non mi sono mai sentita così viva e piena di emozioni come ad Haiti."

Carlotta con i suoi fratelli adottati a distanza dalla sua famiglia

 

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Canale Notizie - 20-07-2015 - Segnala a un amico


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