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Federica e Giorgio, medici volontari di Bergamo e Reggio Emilia, da Nave Aliseo raccontano.

 

Federica, pediatra presso gli Ospedali Riuniti di Bergamo, ha fatto parte dei team 20 e 22 a bordo di Nave Aliseo.

Nel team 22 con lei c'è stato anche il dott. Giorgio Benaglia.

 

Ad oggi, sono quasi 60 i volontari della Fondazione Francesca Rava che, al fianco dello staff medico della Marina Militare Italiana, si sono succeduti portando aiuto ad oltre 45.000 migranti, tra i quali donne in avanzato stato di gravidanza e bambini.

 

"Ad Augusta abbiamo sbarcato quasi 900 migranti, le donne e i bambini erano circa 200. Fare lo screening sanitario a tutti è stato impegnativo, soprattutto perché col terzo sbarco ne abbiamo accolti quasi 700 in tarda serata, finendo le visite a notte inoltrata.

 

Nel pomeriggio del secondo giorno, ho prestato assistenza con gli altri componenti del team sanitario a Banaa, una piccola di due anni proveniente dall’Eritrea. A causa di una grave forma di diarrea, si era visibilmente abbattuta e rifiutava di bere. Era talmente “vuota” che non riuscivamo a posizionare un accesso venoso in alcun modo, mi sono quindi trovata costretta per ben due volte a fare una di quelle manovre che ti spiegano nei corsi di assistenza avanzata e che raramente le condizioni cliniche ti impongono di fare e cioè il posizionamento di un ago intraosseo (nella tibia) per infondere dei liquidi. Dopo alcune ore di infusione è solo parzialmente migliorata e abbiamo quindi deciso di trasferirla a Catania, il centro più vicino, con una motovedetta della capitaneria. Proprio stasera ci ha chiamato un collega della Pediatria di Catania per dirci che avevamo fatto un ottimo lavoro, applicando la giusta terapia, dato che il quadro di disidratazione della bambina emerso dagli esami del sangue (sulla Fregata Aliseo, a differenza di Nave San Giusto, non abbiamo possibilità di fare esami di laboratorio) era molto grave.

Ne sono stata contenta, è la conferma che anche nei progetti umanitari un’assistenza competente deve avere la priorità sull’assistenzialismo.

La mia seconda esperienza a bordo di nave Aliseo è stata impegnativa, soprattutto da un punto di vista emotivo: la prima volta hai il fattore novità (anzi i fattori novità: la vita sulla nave, l’infermeria “da campo”, l’organizzazione etc) che ti filtra le emozioni, quando questo passa, la forza emotiva dell’Operazione cui stai partecipando ti investe, letteralmente. Ho appena letto il libro “Non dirmi che hai paura”, che nella parte finale descrive il Viaggio che conducono queste persone dal loro paese di origine all’Italia attraverso l’Africa prima, spesso ci si dimentica questa parte, senza dubbio lunghissima e forse ancora più tragica, ed il Mediterraneo poi.

Mare Nostrum non solo garantisce l’incolumità fisica e sanitaria dei migranti, ma, cosa altrettanto fondamentale, consente a queste persone, almeno nell’ultimissima parte di questo Viaggio estenuante, di potersi sedere, andare in bagno, bere dell’acqua ed addormentarsi in modo finalmente dignitoso.

Voglio chiudere con due immagini che mi hanno commosso. Le donne eritree che intonano canti tradizionali del loro paese d’origine nell’hangar della nave in attesa dello sbarco a Reggio e la piccola Banaa che, ancora stanchissima, guarda con i suoi occhi neri neri i cartoni animati nel lettino dove è ricoverata all’Ospedale di Catania, accanto alla sua bravissima mamma."

Federica

 

Del team 22 ha fatto parte anche il Dott. Giorgio Benaglia di Reggio Emilia.

"Nelle scorse 48 ore ho recuperato ampiamente l’inoperatività dei primi giorni ed abbiamo lavorato molto intensamente.

Stiamo tornando verso Taranto con oltre 1700 migranti. Ci sono molte famiglie con bimbi di ogni età e molti neonati. Tra questi un o di tre giorni ancora con cordone ombelicale.

Stamattina ho rilevato la presenza di un neonato nato a Tripoli circa un mese fa, di nazionalità eritrea, con una grave malformazione congenita. Da noi sono ormai eventi rari date le indagini prenatali ed ecografiche. Si tratta di un caso di MIELOMENINGOCELE (Spina bifida) molto evidente con sacca in sede lombosacrale voluminosa. Tale cisti contiene midollo spinale erniato ed è ripiena di liquor. Dato il pericolo di lacerazione traumatica ed il rischio infettivo meningeo da patogeni date le scarse condizioni igieniche, ne ho chiesto ed ottenuto trasferimento con elicottero. Ora il bimbo dovrebbe essere  ricoverato con entrambi i genitori presso l’Ospedale di Catania. Il trasferimento è avvenuto insieme ad altri rifugiati con fratture ed altre patologie."

Giorgio

 

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Canale Notizie - 23-09-2014 - Segnala a un amico


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